lunedì 8 gennaio 2018

Trekking d'inverno: domenica 11 marzo

Dopo l'esperienza positiva del Trekking d'autunno "Per un pugno di biglie", che ci ha visti impegnati in una giornata di cammino da Trezzo d'Adda a Mezzago attraverso 15 lunghi chilometri, ecco la nostra proposta per la prossima avventura.




Trekking d'inverno "Alla ricerca delle origini di Felice": una giornata di cammino a passo d'asino dedicata alla scoperta del territorio e all'incontro con persone e realtà agricole locali.

Partendo da Mezzago, in compagnia degli asini Felice ed Elisa, ci inoltreremo tra campi e paesi per raggiungere l'Azienda Agricola Brigatti di Bernareggio, da dove proviene il nostro Asino Felice.

Arrivati all'azienda conosceremo Tiziano Brigatti, agricoltore e allevatore (nonchè produttore di ottimi formaggi e yogurt) che ci racconterà il suo lavoro e ci presenterà le sue vacche. Fino a due anni fa era proprio Tiziano a prendersi cura di Felice con grande passione e affetto, prima che venisse a vivere allo SBA-Raglio.
Pranzeremo degustando i prodotti dell'azienda e ogni partecipante porterà a casa anche un assaggio per mamma e papà.


Quando? Domenica 11 marzo.
Orari: ritrovo alle ore 8,30 allo SBA-Raglio; rientro previsto per le 17,30 (sempre allo SBA-Raglio).
Chi può partecipare? Bambini e bambine iscritti all'associazione Passo Trotto Galoppo; 
L'età consigliata è dagli 8 anni in su, ma possono partecipare anche bambini più piccoli se sono abituati a camminare e lo fanno con piacere.
Quota di partecipazione: 35 euro, pranzo incluso.

Iscrizione obbligatoria, massimo 20 partecipanti.

Info e iscrizioni: 3289132535 o passotrottogaloppo@gmail.com

Andata (6,25 km, circa 2 ore e mezza di cammino): Partendo dallo SBA-Raglio andremo a raggiungere la strada vicinale per Sulbiate che ci condurrà a via Cremonesi, a Sulbiate appunto; qui attraverseremo il paese e arriveremo ad Aicurzio dirigendoci poi verso Castel Negrino; da qui prenderemo i sentieri tra i campi che conducono a Bernareggio.



Ritorno (7,14 km, circa tre ore di cammino): partendo dall'Azienda Agricola Brigatti ci dirigeremo verso castel Negrino attraverso i campi; qui passeremo nella zona industriale di Sulbiate per poi raggiungere i Boschi della Sesana; passeremo accanto ai campi dell'Azienda Agricola il Gelso di Mezzago per poi tornare in fattoria attraversando le vie del paese.





domenica 7 gennaio 2018

SBA-Raglio sulla strada delle Linee guida

Le Linee guida sugli Interventi Assistiti con gli Animali definite dall’Accordo Stato, Regioni e Province autonome del 25 marzo 2015 hanno l’obiettivo di fare ordine nel variegato universo che va sotto il nome di “Pet therapy”.

Un primo elemento di chiarezza è proprio il superamento del termine “Pet therapy”, sostituito da Interventi Assistiti dagli Animali (IAA). A seconda degli obiettivi e delle figure professionali coinvolte gli IAA si suddividono in:

  • Terapia Assistite dagli Animali (TAA)
  • Educazione Assistita dagli animali (EAA)
  • Attività Assistita dagli animali (AA)

Un secondo elemento di chiarezza è la definizione di chi fa cosa. Le TAA spettano alle figure professionali di area sanitaria, le EAA spettano alle figure professionali di area socio-pedagogica mentre le AAA (attività a carattere ludico-ricreativo) possono essere fatte da chiunque purchè abbia una adeguata formazione. E a proposito di formazione, tutti i soggetti professionali coinvolti sono tenuti a fare corsi specifici.

Le Linee guida affermano il principio del lavoro di equipe: ogni attività infatti deve prevedere la collaborazione di diverse figure. Il veterinario deve essere sempre coinvolto nella scelta dell’animale giusto e nel monitoraggio del suo stato di salute durante il progetto (sia da un punto di vista sanitario che comportamentale). D’altronde per far stare bene le persone sono necessari animali sani, che entrano in relazione volentieri con gli esseri umani.

Altro principio fondamentale è la definizione di una metodologia rigorosa basata su strumenti quali la stesura di progetti individualizzati, la definizione degli obiettivi, l’individuazione degli indicatori di efficacia, la verifica periodica dei risultati raggiunti: il tutto a garanzia della qualità del servizio erogato agli utenti e a tutela degli animali coinvolti.

Le linee guida descrivono come deve essere un servizio di qualità, capace di garantire un buon livello di efficacia, condotto da professionisti con una formazione specifica, in contesti e strutture adeguate.

La nostra formazione secondo le Linee Guida è iniziata a gennaio 2017 e sta per concludersi dopo poco più di un anno, con la discussione della tesi finale. Ci siamo formati in modo tale da costituire un primo nucleo di equipe: Erica è coadiutrice dell’asino, Massimo è responsabile di progetto e referente di intervento.
Entrambi abbiamo frequentato il corso costituito da tre livelli (propedeutico, base e avanzato) presso La Città degli asini di Polverara (PD) per poi fare un periodo di tirocinio presso Il Campetto LPK di Cassano d’Adda.
Intanto abbiamo già iniziato a progettare e attivare percorsi educativi individuali in fattoria, mettendo in pratica quanto appreso durante il periodo formativo.

L’obiettivo è continuare a lavorare sodo, dotando lo SBA-Raglio di una struttura adeguata a soddisfare gli standard di qualità previsti dalle Linee guida in modo da fare della nostra fattoria un Centro specializzato in Educazione Assistita dagli Animali.

La differenza tra City farm e Fattoria didattica spiegata da un noto mugnaio

Chi si avvicina per la prima volta a SBA-Raglio può pensare che si tratti di una Fattoria didattica, ma non è così. Il nostro progetto si ispira alle City farm europee, in particolare alle Jugendfarm tedesche, veri e propri spazi educativi in forma di fattoria. Allora voi vi chiederete: che differenza c’è tra una City farm e una Fattoria didattica? Domanda naturale, perchè in Italia le City farm sono praticamente ignote.

Facciamoci allora aiutare da un noto mugnaio, testimonial di una nota azienda che produce arcinote merendine e sfruttiamo l’efficacia del linguaggio pubblicitario per capire meglio questa differenza. Per il nostro modo di intendere la Fattoria didattica e la City farm, ecco due esemplificazioni prese in prestito dal mondo degli spot televisivi.

Questa è una Fattoria didattica.

Questa, invece, è una City farm.

Che differenza notiamo?

La Fattoria didattica. 
Nel primo caso abbiamo un’esperienza di apprendimento nel contesto di una realtà agricola produttiva, organizzata secondo una didattica che affianca alla trasmissione verbale di conoscenze l’esperienza diretta:  qui i bambini possono vedere e toccare con mano la realtà del lavoro agricolo al fine di acquisire le conoscenze direttamente dalla viva voce di chi conduce l’azienda.
Dunque, la Fattoria didattica ha primariamente una funzione istruttiva: qui i bambini conoscnono l’origine del cibo, la filiera e le lavorazioni che sono necessarie affinchè i prodotti arrivivino sulla nostra tavola. Spesso oltre alla visita guidata in azienda sono previsti laboratori che offrono ai bambini la possibilità di sperimentare in prima persona alcuni aspetti legati alla produzione agricola (come macinare la farina, impastare il pane, fare il formaggio). L’apprendimento avviene grazie alla guida di professionisti del settore agroalimentare di formazione tecnico-scientifica.

La City farm. 
Nel secondo caso abbiamo un’esperienza di gioco autodiretto di bambini: c’è chi conta e chi corre a cercare un rifugio per giocare a nascondino. Il contesto non è produttivo e il clima assomiglia più a quello di un cortile di una volta. L’adulto non conduce nè guida l’attività dei bambini, però è attento a ciò che accade intorno, osserva e coglie il suggerimento che viene dall’iniziativa dei bambini.  
La City farm, è una fattoria in cui, attraverso le esperienze agresti, la cura degli animali e la relazione con la natura si sostiene lo sviluppo armonico degli individui: la City farm ha cioè una funzione educativa ovvero è un luogo in cui i bisogni evolutivi del bambino (come ad esempio il movimento e il gioco: con tutte le implicazioni che comporta come cooperare, contrattare le regole, confrontarsi/scontrarsi con gli altri imparando a esprimersi, eccetera...) trovano risposte e possibilità di essere esplorati sotto la supervisione di professionisti di formazione socio-pedagogica.

Questi due contesti messi in scena nelle rispettive pubblicità che noi prendiamo come esemplificative del modello Fattoria didattica e del modello City farm, sono ovviamente due casi al limite, sono come delle caricature. La realtà è indubbiamente più sfumata e sfaccettata: se da un lato non mancano le implicazioni educative nelle attività proposte nelle Fattorie didattiche, dall’altro sono presenti percorsi strutturati e finalizzati all’acquisizione di conoscenze specifiche anche nelle City farm.

Entrambe le esperienze sono ugualmente importanti, pur rimanendo differenti. Nella Fattoria didattica il bambino aumenta il suo sapere e allarga i suoi orizzonti sui temi dell’alimentazione, dei lavori agricoli (di ieri e di oggi), dell’ambiente; nella City farm, invece, il bambino impara il suo essere, impara cioè a conoscere se stesso in relazione agli altri e all’ambiente e a compiere “quell’avventura di esplorare la propria natura” che chiamiamo crescere. O almeno questo è l’obiettivo, enorme e ambiziosissimo, che ci poniamo quando apriamo i cancelli della nostra piccola fattoria.

Questa slide rappresenta una sintesi schematica del nostro modo di intendere le due realtà a confronto.