domenica 7 gennaio 2018

La differenza tra City farm e Fattoria didattica spiegata da un noto mugnaio

Chi si avvicina per la prima volta a SBA-Raglio può pensare che si tratti di una Fattoria didattica, ma non è così. Il nostro progetto si ispira alle City farm europee, in particolare alle Jugendfarm tedesche, veri e propri spazi educativi in forma di fattoria. Allora voi vi chiederete: che differenza c’è tra una City farm e una Fattoria didattica? Domanda naturale, perchè in Italia le City farm sono praticamente ignote.

Facciamoci allora aiutare da un noto mugnaio, testimonial di una nota azienda che produce arcinote merendine e sfruttiamo l’efficacia del linguaggio pubblicitario per capire meglio questa differenza. Per il nostro modo di intendere la Fattoria didattica e la City farm, ecco due esemplificazioni prese in prestito dal mondo degli spot televisivi.

Questa è una Fattoria didattica.

Questa, invece, è una City farm.

Che differenza notiamo?

La Fattoria didattica. 
Nel primo caso abbiamo un’esperienza di apprendimento nel contesto di una realtà agricola produttiva, organizzata secondo una didattica che affianca alla trasmissione verbale di conoscenze l’esperienza diretta:  qui i bambini possono vedere e toccare con mano la realtà del lavoro agricolo al fine di acquisire le conoscenze direttamente dalla viva voce di chi conduce l’azienda.
Dunque, la Fattoria didattica ha primariamente una funzione istruttiva: qui i bambini conoscnono l’origine del cibo, la filiera e le lavorazioni che sono necessarie affinchè i prodotti arrivivino sulla nostra tavola. Spesso oltre alla visita guidata in azienda sono previsti laboratori che offrono ai bambini la possibilità di sperimentare in prima persona alcuni aspetti legati alla produzione agricola (come macinare la farina, impastare il pane, fare il formaggio). L’apprendimento avviene grazie alla guida di professionisti del settore agroalimentare di formazione tecnico-scientifica.

La City farm. 
Nel secondo caso abbiamo un’esperienza di gioco autodiretto di bambini: c’è chi conta e chi corre a cercare un rifugio per giocare a nascondino. Il contesto non è produttivo e il clima assomiglia più a quello di un cortile di una volta. L’adulto non conduce nè guida l’attività dei bambini, però è attento a ciò che accade intorno, osserva e coglie il suggerimento che viene dall’iniziativa dei bambini.  
La City farm, è una fattoria in cui, attraverso le esperienze agresti, la cura degli animali e la relazione con la natura si sostiene lo sviluppo armonico degli individui: la City farm ha cioè una funzione educativa ovvero è un luogo in cui i bisogni evolutivi del bambino (come ad esempio il movimento e il gioco: con tutte le implicazioni che comporta come cooperare, contrattare le regole, confrontarsi/scontrarsi con gli altri imparando a esprimersi, eccetera...) trovano risposte e possibilità di essere esplorati sotto la supervisione di professionisti di formazione socio-pedagogica.

Questi due contesti messi in scena nelle rispettive pubblicità che noi prendiamo come esemplificative del modello Fattoria didattica e del modello City farm, sono ovviamente due casi al limite, sono come delle caricature. La realtà è indubbiamente più sfumata e sfaccettata: se da un lato non mancano le implicazioni educative nelle attività proposte nelle Fattorie didattiche, dall’altro sono presenti percorsi strutturati e finalizzati all’acquisizione di conoscenze specifiche anche nelle City farm.

Entrambe le esperienze sono ugualmente importanti, pur rimanendo differenti. Nella Fattoria didattica il bambino aumenta il suo sapere e allarga i suoi orizzonti sui temi dell’alimentazione, dei lavori agricoli (di ieri e di oggi), dell’ambiente; nella City farm, invece, il bambino impara il suo essere, impara cioè a conoscere se stesso in relazione agli altri e all’ambiente e a compiere “quell’avventura di esplorare la propria natura” che chiamiamo crescere. O almeno questo è l’obiettivo, enorme e ambiziosissimo, che ci poniamo quando apriamo i cancelli della nostra piccola fattoria.

Questa slide rappresenta una sintesi schematica del nostro modo di intendere le due realtà a confronto.

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