domenica 8 gennaio 2017

Se camminare sul ghiaccio è un'esperienza educativa

L’elemento che ha caratterizzato le giornate del Campus invernale destando grande interesse in tutti i partecipanti è stato il ghiaccio, vero e proprio tratto caratteristico dell’inverno: il ghiaccio che si forma nei secchi del pascolo degli asini, il ghiaccio delle pozzanghere ma soprattutto il ghiaccio dell’area umida del Parco del Rio Vallone. Questo piccolo specchio d’acqua accanto al sentiero che porta a Busnago, è una delle mete preferite per le nostre escursioni. In primavera lo vediamo fiorire, seguiamo la storia delle uova di rana e di rospo, la nascita e la crescita dei girini, osserviamo le libellule roteare a gran velocità e sopportiamo la gran quantità di zanzare che lo popola d’estate. Durante l’inverno lo stagno diventa una lastra di ghiaccio all’interno della quale rimangono cristallizzate foglie, sassi e piante che compongono sculture naturali come sospese nel tempo, attimi intrappolati in questa dimensione di atemporalità. La trasformazione della materia da liquida a solida rappresenta un fenomeno molto affascinante per i bambini (e non solo per loro) che, affiancati dagli educatori,  amano spingersi sulla superficie ghiacciata a sperimentarne la tenuta in relazione al proprio corpo, mettendo alla prova il proprio equilibrio attraverso un’esperienza estetica di piacere, paura, stupore, conoscenza. La camminata sul laghetto ghiacciato, per questa sua capacità di coinvolgere l’individuo in ogni sua dimensione, rappresenta un’esperienza intensa, una di quelle che fondano un legame speciale con la natura, più forte di qualsiasi programma di educazione ambientale, più efficace di ore di informazioni trasmesse mediante parole o immagini. Quando il bambino abbandona la riva per mettere il piede sulla superficie ghiacciata, in un solo attimo mette in gioco le sue abilità fisiche, motorie e di coordinamento; contemporaneamente deve fare i conti con alcuni aspetti emotivi (il desiderio, il fascino, il timore...) e sociali (“facciamolo insieme”, “dammi la mano”...); i sensi sono amplificati (che rumore fa il ghiaccio sotto i piedi, di che colore è? Quante cose catturano la vista, l’udito, il tatto); tutto diventa oggetto di investigazione e conoscenza (nelle conversazioni in seguito a questa esperienza siamo arrivati a chiamare in causa perfino la spinta di Archimede).


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